
“Dei circa 170 mila operatori coinvolti nel mondo della residenzialità e riabilitazione oggi, il 66,8% del personale è composto da donne, contro il 33,2% degli uomini.
Il 71,5% appartiene al ruolo sanitario, il 17,6% al ruolo tecnico (analisti, statistici, sociologi, assistenti sociali) il 10,7% al ruolo amministrativo e lo 0,2% sono consulenti.
Rispetto ai dati contrattuali registriamo la presenza di almeno il 32% di contratti a termine.
Se mettiamo a confronto i dati dell’ospedalità privata (settore in cui abbiamo rinnovato il CCNL nell’ottobre del 2020) in cui la presenza dei contratti a termine è in media l’8%, (nello specifico 7,5% tra gli Infermieri e 12% tra gli Oss) vediamo invece come nelle RSA la media è del 13% per gli Infermieri, fino a raddoppiare raggiungendo il 26% per gli Oss.
Un ulteriore aspetto importante è quello che riguarda la diffusione del part-time.
Si conferma anche qui un tendenziale peggioramento con un incidenza del part-time via via che che ci si sposta dal settore ospedaliero a quello della residenzialità, con picchi molto elevati in questo caso soprattutto fra gli Ausiliari, motivato da un contratto obsoleto non più adeguato alla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia e che porta le donne a rinunciare alla propria professionalità in favore della presenza domestica.
Questi dati fotografano la triste realtà delle tante lavoratrici e lavoratori, che pagano quotidianamente il ritardo del rinnovo contrattuale.
Dati che se rapportiamo al numero di utenti dei servizi offerti dalle strutture, sempre in aumento per l invecchiamento della popolazione, ci dimostrano quanta carenza di personale ci sia in questo settore e come questo si traduca in carichi di lavoro massacranti e turni senza sosta.
In Veneto, ad esempio, nelle strutture di residenza per anziani, mancano circa 1500 infermieri e altrettanti operatori sociosanitari.
In Lombardia e in Emilia-Romagna, invece è molto ampio il ricorso ai liberi professionisti delle partite iva, soprattutto giovani, assunzioni che mascherano contratti subordinati e rispondono solo alla logica del risparmio ( senza timidezza alcuna parliamo di 7 euro l’ora lordi).
Ragazzi e ragazze a cui un contratto vero non viene mai prospettato.
Tutte le lavoratrici e i lavoratori che abbiamo incontrato, ascoltato e di cui abbiamo raccolto testimonianze non comprendono come ancora le associazioni datoriali e la politica tutta, dopo una pandemia che ha dimostrato quanto tutta la filiera sanitaria e socio assistenziale sia importante, e che li ha visti rischiare la vita per garantire cura e salute tutti, nessuno escluso restano in silenzio, riservando loro un trattamento di emarginazione e diversità nelle condizioni lavorative e non solo rispetto ai colleghi del SSN, anche di quelli dell’ ospedalita’ privata accreditata.
Risultato? Il fuggi fuggi di tutto il personale e l’ aumento del sottorganico, con impennate dei carichi di lavoro per chi resta in RSA, e in tutto ciò non dimentichiamoci Confindustria, che con le Confederazioni è firmataria del testo Unico sulla Rappresentanza ma che non fa la sua parte per superare la stortura di un contratto firmato con organizzazioni sindacali non rappresentative che ancor di più in questo scenario, ha impoverito i lavoratori.
Abbiamo scritto ai Presidenti di Aris e Aiop, al Ministro Speranza e al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome per chiedere l’immediata convocazione del tavolo per il rinnovo del CCNL-RSA e mettere fine a questa vergogna e dichiarare a voce alta che di tempo non ne abbiamo più.
Lo diciamo con trasparenza come sempre abbiamo fatto che se non dovessimo avere in tempi rapidi alcuna risposta, non potremo che ricorrere alla mobilitazione nazionale di tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore desolati e delusi da chi finge di non sentire alimentando frustrazione e rabbia.”
Accanto ai lavoratori, con i lavoratori, e per i lavoratori.
Sempre dalla stessa parte, la tua!